CENNI STORICI:
La Basilica di Sant’Antonio Abate, in base ad alcuni recenti studi ed osservazioni dirette, si è dedotto possa essere stata, in origine, un’abbazia fondata tra la fine del sec. XII e l’inizio del XIII. Era comunque già esistente molto prima del 1360, data a cui si fa risalire la fondazione del paese. Citiamo al riguardo solo alcuni dati.
1) Il fatto che la chiesa sorgesse in cima alla collina e quindi ad una quota più alta rispetto al castello, quest’ ultimo già esistente nella prima metà del sec. XIV, se fosse sorto prima avrebbe occupato il sito della chiesa.
2) L’impianto planimetrico, tipico delle costruzioni del periodo romanico e gotico, con tre navate, transetto e fondo triabsidato. Tra l’altro l’abside centrale aveva struttura imponente su pianta quadrata ed era menata in alto sullo stile delle “Motte Normanne”.
3) Tra gli oggetti sacri inventariati nel 1563 figuravano “quattro messali gallicani’, risalenti ai primi anni del sec. XIV.
Sul lato dx. della chiesa “a tramontana” sorgeva il cimitero, che dovette sicuramente esistere fino alla prima metà del sec. XIX (ancora nel 1899 il sagrato della chiesa era denominato, Largo del Cimitero). Dal lato opposto “a mezzogiorno” s’innalzava, l’imponente torre campanaria, distribuita su tre ordini. Nel 1542 la chiesa subisce dei danni a causa di un terremoto, di intensità minore rispetto a quello che si sarebbe verificato di li a un secolo e mezzo. Nel 1570 con parroco Don Antonino Busca venne introdotto il culto della Madonna della Neve, elevata a patrona nel 1619, in sostituzione di Sant’Antonio Abate. Nel corso del sec. XVII la chiesa fu dotata di pregevoli dipinti, opera di famosi artisti dell’epoca tra cui Pietro Novelli da Monreale (1603-1647); i dipinti andavano ad aggiungersi ai numerosi già posseduti, tra cui la preziosa tavola della prima metà del sec. XV raffigurante la nuova patrona. La famiglia Gravina-Cruyllas (signori di Francofonte) ebbe sempre particolari cure e attenzioni nei confronti della Chiesa Madre e ben cinque loro componenti vollero esservi seppelliti, tra la fine del sec. XV e la fine del XVII. L’ 11 Gennaio 1693 un catastrofico terremoto colpì la Sicilia Sud-Orientale (all’epoca Vallo di Noto). Le città e i paesi interessati furono circa 60, a Francofonte l’intensità del sisma raggiunse il 10° grado dell’attuale scala Mercalli. I morti furono 345 su una popolazione di 2039 abitanti. Il Parroco Don Domenico Aralla dispose che la nuova chiesa fosse ricostruita sul vecchio sito. I danni che essa subì furono ingenti, ma molte parti sopravvissero. I lavori di ricostruzione furono portati a termine nel 1699, come può leggersi sul pilastro a dx. della facciata, il campanile venne però ultimato nel 1717. Il 24 Aprile 1742 venne istituito il Collegio dei Canonici. La piazza antistante la chiesa fu teatro di festose manifestazioni dì entusiasmo collettivo all’indomani dell’impresa Garibaldina. Nel 1943 la torre campanaria venne utilizzata dai soldati tedeschi come postazione di artiglieria, fu solo grazie ad una serie di casi fortuiti che se ne evitò la distruzione da parte dell’aviazione anglo-americana. I parroci succedutisi nel corso del sec. XX hanno permesso (grazie anche al tacito consenso degli organi di tutela competenti) la manomissione o distruzione di molte antiche e preziose parti della chiesa. Il terremoto del 13 dicembre 1990 ha parzialmente lesionato il sacro edificio il quale è stato dichiarato inagibile in attesa dei restauri.
CARATTERISTICHE STRUTTURALI:
La Basilica di Sant’Antonio Abate è impostata su pianta a croce latina di m. 50.00 (corpo longitudinale) x 30.00 (transetto), la facciata, larga m. 16.50, si presenta in stile romanico con paramento murario a vivi conci, la parte centrale è più alta e al di sopra di questa s’innalza la torre campanaria, i corpi laterali più bassi hanno tipiche spiovenze a capanna e sono chiusi agli angoli da paraste tuscaniche. Unici elementi barocchi sono le decorazioni dei tre portali e delle soprastanti finestre. Sopra l’arco del portale centrale è inserito un piccolo bassorilievo raffigurante Sant’Antonio Abate, già appartenuto all’originaria chiesa. Una balaustra cinge sui quattro lati la parte sommitale della torre campanaria, su questa parte si adagia la cuspide, rivestita con piastrelle di ceramica bianco-azzurra. Due lapidi in marmo, di cui non conosciamo le diciture, erano collocate ai lati del finestrone centrale, queste vennero asportate in data imprecisata (forse alla fine del secolo scorso) e trasportate a Palermo intorno al 1940.
Visione alquanto imponente offre la zone absidale composta da un alto basamento tronco-piramidale in pietra lavica su cui s’innalza il torrione semicilindrico dell’abside centrale. L’interno è suddiviso in tre navate da sei coppie di pilastri cruciformi, che pare racchiudano le originarie colonne medioevali. I pilastri terminano con eleganti capitelli di stile corinzio. Sotto le arcate erano posti fino agli anni ‘50 degli eleganti lampadari in ferro battuto, ai pilastri erano invece delle appliques funzionanti a gas, asportate in epoca recente. Entrando dal portale laterale di sx., subito a dx., si nota una porticina che immette nel piccolo vano ricavato nello spessore del muro, interamente occupato dalla scala a chiocciola conducente alla cella campanaria.
Al 1° spazio della navata dx. si trovava il settecentesco fonte battesimale, chiuso da tre lati con una cancellata in ferro battuto, il tutto venne asportato nel 1965. Il nuovo fonte con forme moderne e ingombranti si costruì al 1° spazio della navata sx. dopo aver distrutto l’altare ivi esistente.
Al 2°, 3° e 4° spazio della navata dx. si trovano altrettanti altari, risalenti ai secc. XVIII e XIX. Il 5° spazio era invece occupato dalla breve scala che immetteva al settecentesco pulpito ligneo addossato al penultimo pilastro, il sacro elemento venne asportato e distrutto nel 1936.
Al 2°, 3° e 4° spazio della navata sx. vi sono altrettanti altari, risalenti ai secc. XVIII e XIX.
Il 5° era totalmente occupato dalla scala che immetteva al settecentesco organo e la relativa cantoria, asportati nei primi anni ‘40, per poi essere sostituiti dagli attuali in forme ingombranti e discordi dalle circostanti strutture, tra l’altro è stato anche ostruito il finestrone centrale della facciata .
Le decorazioni del transetto, dei pennacchi e della cupola (oggi molto rovinate), furono realizzate tra la fine del sec. XIX e l’inizio del XX. Alle estremità del transetto si trovano due cappelle absidate: del SS. Rosario a dx. e della Madonna della Neve a sx., entrambi gli altari furono rifatti nei primi decenni de sec. XX, il resto delle decorazioni è risalente al sec. XVIII. Nella cappella della Madonna della Neve vi è il sepolcro del decano Bernardo Pico, il quale fu responsabile, per Francofonte, del Santo Uffizio. Ai lati dell’ingresso alla cappella del Rosario si possono ammirare le prime due file di conci arenari già dell’antica chiesa, la pavimentazione della cappella venne rifatta nel 1864, in un angolo furono però lasciate, nove delle antiche piastrelle in ceramica calatina del sec. XVII o XVIII. Le cappelle absidate ai lati del presbiterio sono dedicate al SS. Sacramento quella di sx. e al Crocifisso quella di dx., in quest’ultima si può ammirare il bellissimo altare in marmi policromi del 1736, fatto realizzare dalla famiglia Vassallo, nell’altra cappella l’altare è stato rifatto nel 1905, le decorazioni delle due cappelle sono di stile barocco.
Tutte e quattro le cappelle sopra descritte erano chiuse da grandi cancellate in ferro battuto realizzate nella prima metà del sec. XVIII e delle quali oggi non rimane più traccia. La pavimentazione era costituita da piastrelle di ceramica calatina dei secc. XVII e XVIII. Molte delle piastrelle sono state riutilizzate per rivestire alcune parti del giardino attiguo alla chiesa, altre sono state inglobate nel muro di recinzione dello stesso giardino. Un moderno altarino dedicato alla Madonna delle Lacrime venne costruito negli anni ‘50 nel braccio dx. del transetto. La zona presbiterale è delimitata dal resto della chiesa da una balaustra in marmo con intarsi policromi, risalente al sec. XVII. Ai lati del presbiterio si trovano dodici stalli canonicali in legno di noce, risalenti al 1742 (sei per lato), ognuno dei due gruppi di stalli era sovrastato da grandi pannelli riccamente intagliati i quali furono asportati nei primi anni del sec. XX. L’altare maggiore venne totalmente demolito e rifatto (sopravvivono solo i tre gradini alla base) nel 1949-50. L’attuale ha forme mastodontiche e per la sua collocazione si rese necessario il taglio parziale delle due paraste che sì trovano ai lati. La pavimentazione della zona presbiterale era realizzata con piastrelle di ceramica del sec. XVIII sostituite nei primi anni del ‘900 dalle attuali, nello stesso periodo si rifece anche la pavimentazione dell’intera chiesa (tranne le quattro cappelle del transetto, rifatte in altre epoche), l’originaria era costituita da lastroni di pietra arenaria levigati. Nel 1988-89 venne rifatta l’intera copertura della basilica, nessuno provvide però al restauro delle antiche travi disposte a capriate, le quali presentavano notevoli parti dipinte e intagliate di epoca medioevale. Le travi furono incredibilmente asportate e forse buttate via.
Testi curati da:
G. Iudicelli
Foto satellitari:
Google Maps
Realizzazione grafica, foto e adattamento testi:
Carnibella Salvatore, Gissara Daniela, Negrini Salvatrice, Raiti Rossana Tecla.
Servizio Civile Nazionale:
Prog. Miglioramento Francofonte 2009
O.L.P.:
Marino Giancarlo
UBICAZIONE:
Piazza Vittorio Emanuele III (ex piazza Chiesa Madre)
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
M. Gaudioso, “Francofonte formazione urbanistica e sacra”. Catania 1970.
AA. VV. “Francofonte immagini a confronto”. Caltagirone 1986.
A. Terzo “Il Festino d’Agosto”. Francofonte 1988.
P. Giansiracusa, G. ludicelli “I Quaderni del Mediterraneo”. Siracusa 1993.
Archivio storico Chiesa Madre.
Last modified: 12 Giugno 2021